Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta dei vizi capitali e di quanto siano radicati in noi e nella nostra quotidianità. Il vizio di oggi è uno di quelli che a me piace di meno: la superbia.
Superbia: dal latino superbus , formato da super – sopra e bus – forza . Che si mostra al di sopra con la forza. Radicata convinzione della propria superiorità (reale o presunta) che si traduce in atteggiamenti di orgoglioso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri. Nella teologia cattolica consistente nell’amor di sé spinto fino all’eccesso di considerarsi principio e fine del proprio essere, disconoscendo quindi la propria condizione umana.
Radicata convinzione della propria superiorità che si traduce in
orgoglio e distacco.
A mio parere nessun essere umano è superiore o inferiore all’altro.
Non importa se abbia più o meno capacità intellettive, fisiche o psicologiche.
Siamo tutti esseri umani.
Tutti abbiamo gli stessi bisogni, tutti nasciamo, tutti moriamo.
Perché se io sono bravo nel mio lavoro e guadagno tanti soldi devo sentirmi meglio di qualcun altro o essere osannato?
C’è una citazione da un film, “Coach Carter” con Samuel L. Jackson, che in questo caso calza a pennello.
“La nostra più grande paura non è quella di essere inadeguati. La nostra più grande paura è quella di essere potenti al di là di ogni misura. È la nostra luce, non la nostra oscurità che più ci spaventa.
Agire da piccolo uomo non aiuta il mondo, non c’è nulla di illuminante nel rinchiudersi in sè stessi, così che le persone intorno a noi si sentiranno insicure. Noi siamo nati per rendere manifesta la gloria che c’è dentro di noi, non è solo in alcuni di noi è in tutti noi. Se noi lasciamo la nostra luce splendere inconsciamente diamo alle altre persone il permesso di fare lo stesso. Appena ci liberiamo dalla nostra paura la nostra presenza automaticamente libera gli altri.”
Perché ho fatto questa citazione?
Perché quando siamo bravi in qualcosa, quello che “diventiamo” è un esempio.
Un esempio per gli altri a fare lo stesso, cioè a rendere manifesta la loro luce.
Se io vedo Cristiano Ronaldo o Messi, posso osannarli o posso prenderli da esempio e allenarmi duramente per diventare un calciatore bravo quanto loro.
Se io vedo Bezos o Steve Jobs, posso osannarli o prenderli da esempio.
Io ho fatto esempi di persone che sono diventate “famose” per le loro capacità lavorative, quindi che possano aver generato una superbia con una “manifesta superiorità”, cioè che si basa su fatti reali e non presunti.
Peggio ancora sono coloro che si credono superiori senza che sia suffragata da fatti reali.
In entrambi i casi, oggi con la grande diffusione della psicologia, li chiamiamo “narcisisti patologici”.
Eh sì, perché la superbia, è una patologia o un “vizio capitale”.. in ogni caso è un vero peso della nostra anima.
Spesso mi è capitato di sentir dire: “Ah se lo può permettere”.
Ma perché?
Perché quella persona sa fare una cosa che io non so fare?
Magari è bravissimo nel suo lavoro e una “frana” nel resto della sua vita.
Per questo, nel Life Helping, ci sono 44 bisogni, perché per essere complet* dovresti soddisfarli tutti quanti.
Il lavoro è uno dei 44, tra l’altro un bisogno di secondo livello, cioè di sicurezza.
È vero che, in quanto esseri umani “sociali”, abbiamo la necessità di veder riconosciuto il nostro operato, perché è ciò che ci aiuta a creare l’autostima, quindi la sicurezza in noi stessi.
Quello che trasforma la sicurezza in superbia è l’eccesso; infatti, come in ogni cosa, il “troppo stroppia”.
Che cos’è questo troppo e come si forma?
Parlando della superbia che si basa su fatti reali, poniamo il caso che io abbia un talento (ne ho sicuramente più di uno, ma parlo di qualcosa che sia molto molto forte ed esplicito). Riesco ad esprimerlo pienamente, anche lavorando sodo per espanderlo e affinarlo. Diciamo che faccio il medico. Un medico, ha la “funzione” di mantenere l’omeostasi, cioè la salute del paziente. Invece nella medicina allopatica, cioè quella occidentale, si va dal medico quando si sta male, non per mantenersi in salute.
Comunque, io medico, faccio il primo trapianto di cuore della storia. Ho salvato una vita. A questo punto, posso generare autostima e quindi continuare a fare al meglio il mio lavoro, per continuare a salvare vite, come “missione di vita”.
Oppure, posso sentirmi sempre più “Dio”, cioè pieno di Ego e iniziare a sentirmi meglio degli altri, entrare in competizione e a cercare di imporre la mia superiorità.
Nei confronti per esempio di un netturbino potrei dire/pensare: “Io salvo vite, tu pulisci la strada, il mio lavoro è più importante del tuo”.
Un specie di “Io sono io e tu/voi non sei un ca…” alla marchese del Grillo.
Questa è superbia.
Questo è ciò che appesantisce l’anima e mi allontana da quello che realmente sono venuto a fare su questa terra. Se io sono bravo nel mio lavoro e “salvo vite” o “pulisco la strada” o comunque una funzione per la collettività, nessuno è più importante dell’altro. Perché senza il netturbino, cioè senza un’adeguata pulizia, si generano batteri, condizioni igieniche scarse e hai voglia a fare il medico, quando poi si crea un’epidemia! Quindi che senso ha la superbia, quindi l’arroganza, di dire che io sono meglio di te, quando, per la collettività, entrambi abbiamo una funzione utile?
È ragionando “per la collettività” che cambia la prospettiva.
Ricordi la citazione precedente?
“Agire da piccolo uomo non aiuta il mondo, non c’è nulla di illuminante nel rinchiudersi in sè stessi, così che le persone intorno a noi si sentiranno insicure” significa proprio questo. Agire per la collettività e non più per se stessi, per il proprio Ego.
Finora abbiamo analizzato la superbia solo riferita ad una “superiorità” che abbia un fondamento su una base reale.
Ma quante persone conosci che si sentono meglio degli altri senza che ci sia nulla, proprio nulla, lo zero assoluto, su cui costruire questo tipo di pensiero?
Tante. Troppe.
Questa forma di superbia che sfocia nella patologia più “grave”, è purtroppo alimentata dai genitori. Sia in un senso che nell’altro. Di questo discorso, ne ho già parlato svariate volte.
Se i tuoi genitori, fin da piccolo, ti hanno ripetuto “tu sei il migliore” “tu mangi in testa a tutti gli altri” “gli altri in confronto a te non sono nulla” ecc. tu inizi a crederci davvero, senza che però i fatti dimostrino questo.
Dall’altra parte, se i tuoi ti hanno sempre sminuito, puoi aver avuto due conseguenze: una è quella di sentirti davvero una nullità. L’altra, che è la reazione opposta, è quello di crederti migliore, un genio, un grande, un “Dio”.
Ovviamente non si limita a questo.
Affinché il castello di sabbia creato dalla tua mente si mantenga, quelli che davvero fanno qualcosa, devono essere sminuiti, distrutti, perché non sono un’ispirazione, un modello da seguire, ma un “nemico”. Quindi manipolazioni, coercizioni, cattiveria accompagnata alla superiorità presunta, diventano, tutti insieme, Superbia.
In qualsiasi caso, sia quella presunta, sia quella più “reale”, la superbia è esclusiva, cioè esclude sempre qualcuno, generando in chi la riceve sentimenti sgradevoli.
Tutt’insieme siamo una forza.
Ognuno per sé siamo tante piccole isole che cercano di sopravvivere o affondare l’altro. Scegli tu, consapevolmente, la direzione che vuoi dare alla tua vita.
Io ho scelto la collettività!
Life Helping baby!