I sette vizi capitali lAccidia

I sette vizi capitali – l’Accidia

Riprendiamo il filo con i vizi capitali e questa settimana parliamo dell’accidia.

Come sempre andiamo a vedere qual è il significato etimologico della parola: dal gr. akedia il ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (= cura), letteralmente in-curia, in-dolenza; negligenza per ciò che riguarda Dio e la salute dell’anima.

Il significato di questo termine è fondamentalmente il male di questo tempo.

Indolenza. Incuria. Negligenza per ciò che riguarda “la salute dell’anima”.

Non parlo ovviamente di religione, ma di parte spirituale.

Quante persone investono del tempo della loro vita per curare la salute dell’anima?

Pochissime.

L’indolenza e l’incuria sono nel rendersi apatici, nel non voler investire il proprio tempo per accrescersi, per conoscersi, ma invece lasciarsi andare.

Cosa intendo?

Passare ore davanti alla televisione, sui social network, passare il tempo a giudicare se stessi e gli altri, ma anche ad essere apatici.

Insomma stare “fuori” da sé invece che stare dentro di sé.

Quante volte ti sei dett*: “non ho fatto niente oggi” e successivamente ti sei sentit* vuot*?

In passato nella mia vita io, ahimè, l’ho fatto tante volte.

Perché?

Perché è questa la società. È questo il mood di tutti. Star male dentro affinché si possa consumare, comprare. Appagare il proprio avere invece di espandere il proprio essere.

Questo fa l’accidia.

Non ti fa “toccare” da niente. Tutto ciò che succede non riguarda te, perché tu non ne prendi parte. Non è soltanto pigrizia, ma un vero e proprio disinteresse nei confronti di qualsiasi cosa, che fa diventare tutto ciò che è fuori da te, inutile e superfluo, rendendoti completamente vuot*.

Non solo.

L’accidioso è il solito nemico del fare, cioè quelli che criticano aspramente chiunque abbia voglia di intraprendere qualcosa, qualsiasi essa sia, perché molto probabilmente ha paura di misurarsi con il mondo e di conseguenza comprendere se egli/ella stess* può farcela.

Ed è proprio questo meccanismo che ormai radicata come abitudine, va a distruggere la sua vita, anche se apparentemente non sembra.

È come se preferisse la morte interiore all’essere realmente Gioia.

Quali sono le cause scatenanti di tutto ciò?

Sicuramente, come sempre, la famiglia.

In primo luogo se un bambino è osteggiato sia nel fare che nel “non fare”, svilupperà un’enorme insofferenza nei confronti del giudizio. Questa con gli anni si trasformerà in accidia. Perché?

Perché se il messaggio che ho ricevuto dai miei genitori per tutta la mia infanzia è che qualsiasi cosa facessi, non andava bene, ma perché mi devo mettere a fare qualcosa? Perché devo sottopormi al “giudizio” di chiunque esso sia? Per stare di nuovo male?

A questo punto scelgo di non fare niente e evito ogni tipo di problema. Che male faccio?

Ma non sempre nasce/cresce con la famiglia.

Se le mie esperienze a scuola sono state distruttive, io svilupperò un certo tipo di accidia nei confronti del fare.

Se io ho passato anni in coppia con un narcisista patologico, maschio o femmina non importa, che mi deride e giudica ogni cosa che faccio, perché lui la fa meglio, sicuramente svilupperò accidia.

Queste sono cause abbastanza “storiche” e di lungo corso.

Ma pensiamo agli ultimi due anni vissuti. Quante persone durante i vari lockdown hanno dovuto smettere di lavorare, ma non hanno sostituito quel vuoto con qualcosa di positivo per la loro vita? Non facendo niente hanno creato un vuoto enorme, che ha portato tante persone ad essere apatiche o peggio ancora, accidiose.

Non solo.

Tutti coloro che quando hanno un secondo di tempo spengono il cervello su un social network, o peggio ancora coloro che passano gran parte della loro vita fuori dal lavoro a scorrere con il dito, negli anni (Facebook per esempio si è diffuso in Italia circa nel 2008) hanno sviluppato quest’accidia dovuta a questo repentino cambio di abitudini che come società abbiamo vissuto.

Insomma le cause sono tante. Qual è la soluzione all’Accidia?

FARE!

Life Helping baby!

 

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