Il controllo

Il controllo

Dopo aver affrontato il primo scoglio tra te e la Gioia, che è la famiglia, questa settimana affronteremo quello che è il ponte tra l’esterno e l’interno: il controllo.

Innanzitutto vediamo l’etimologia di qeusta parola per meglio comprenderne l’origine e, quindi, il reale significato. Controllo: dal francese controle, contrazione di contre-role, propriamente: controregistro, ossia registro che fa di riscontro al registro originale e serve a verificare i dati – Riscontro e verificazione di conti [brutto francesismo da lasciare a chi lo vuole].

È divertente osservare come persino il vocabolario etimologico lo definisce come un “brutto francesismo”! In realtà in una qualche accezione è anche necessario. Ma andiamo a vedere nello specifico.

Utilizzato in un processo o in qualcosa di meccanico, il controllo è necessario per verificare se si sta facendo bene. Per gli esseri umani il controllo può avere un’utilità se applicato nella stessa maniera, cioè per verificare se c’è una giusta corrispondenza tra il mio Essere (cioè la mia Anima) e i comportamenti che io attuo, oppure tra una richiesta e la sua attuazione. Serve una verifica, cioè un controllo, giusto? Perfetto. È l’unica accezione (o forse dovrei dire eccezione) in cui il controllo è necessario. In tutti gli altri ambiti viene utilizzato come limitazione.

Perché l’ho definito un ponte? Perché il controllo è sia esterno che interno. Dal macro-concetto di controllo, ne partono tantissimi altri che affronteremo successivamente, che portano, strato dopo strato, come se fossimo una cipolla, ad andare sempre più in profondità.

Noi, in quanto esseri umani inconsapevoli, lo applichiamo più o meno in ogni campo della nostra vita. C’è tutta una letteratura scientifica e psicologica che spiega il controllo; dal fatto che il cervello ha bisogno di stabilità, all’illusione di avere strategie vincenti, alla ripetizione degli schemi, che quindi ci dà l’illusione del controllo.

Per permetterti di comprendere, voglio creare un paradigma, cioè un’equazione semplice di proporzionalità inversa: L=1/C

dove L sta per Libertà, cioè la possibilità di esprimere pienamente se stessi e C sta per, ovviamente, Controllo. Infatti se ci pensi, maggiore è il controllo, inteso come limitazione, e minore sarà la libertà di espressione, no?

Te la spiego in maniera diversa, forse più cruda ma anche più efficace. Immagina il controllo come se fosse avere due mani intorno al collo. In assenza, tu sei libero/a di respirare. Invece se sono presenti, maggiore è la stretta, minore è la possibilità che tu riesca a respirare, fino alla stretta mortale, che porta all’asfissia.

Ti piace come immagine? A me no.

Per questo tutte le filosofie orientali, parlano di lasciar andare il controllo. Di tutti i controlli possibili, quello da cui voglio partire e su cui porre l’attenzione oggi, è il controllo nella famiglia.

La scorsa settimana abbiamo parlato della famiglia, il primo vero centro di controllo dell’essere umano. Ti ho anche accennato al sistema dei premi ed ho scritto: “Se fai quello che ti dico io, ti amo e ti accetto, se non lo fai non sei degno di essere amato, ti giudico per reprimerti e diventi un problema per il mio controllo su di te.”

Purtroppo questa frase è più frequente di quanto non si pensi. Non solo. Potrebbe essere anche meno estrema e di conseguenza meno visibile, quindi meno facilmente riconoscibile. Un genitore narcisista o un genitore passivo-aggressivo (che tra l’altro, a mio modesto parere, sono due facce della stessa medaglia, visto che spesso finiscono per essere coppie, anche durature) applicano entrambi questo metodo di educazione. Ma anche coloro che sono completamente repressivi o completamente lassivi nei confronti dei figli, applicano questo metodo. Andiamo a vedere in cosa consiste.

Io essere umano, metto al mondo un figlio, che, se ho riconosciuto, almeno giuridicamente, mi fa diventare un genitore. È da questo momento in poi che sorgono i problemi. Perché? Perché è in questo momento che nella nostra testa è come se si aprisse un software, un programma già installato nel nostro cervello. Infatti andiamo ad applicare tutto un enorme sistema di comportamenti, abitudini, atteggiamenti, tutto ciò che, come ti ho spiegato la scorsa settimana, abbiamo appreso attraverso i neuroni specchio.

Se io non ho mai messo in discussione il sistema educativo ricevuto, allora avrò due macro possibilità:

  1. Replicare quel sistema imitandolo

  2. Replicare quel sistema facendo l’opposto.

Tu dirai: “Ma come se faccio l’opposto, non lo posso replicare!”

Invece sì.

Mi spiego meglio. Per esempio: mettiamo conto che mio padre ha avuto un atteggiamento repressivo. Io potrò attuare una mia interpretazione di quel sistema, quindi andrò ad essere ancora più repressivo in quelle cose che da piccolo mi hanno fatto più male, mentre sarò un po’ meno repressivo in quelle cose che mi hanno fatto meno soffrire. Questa è la prima soluzione.

Se io invece di reprimere, elimino completamente le regole, proprio perché ne ho sofferto, allora sto imitando, al contrario, quel sistema. In quelle “aree” dove io ho sofferto di più sarò un genitore più lassivo, in quelle aree dove ho sofferto di meno, sarò un genitore meno lassivo.

Come puoi ben osservare, entrambe le componenti, partono da un’unica medaglia e vanno a diventarne le due facce, cioè i due risvolti. Ma stiamo andando a replicare lo stesso schema. Cioè, non si è scelto consapevolmente quali tra le regole che sono state impartite sono corrette, e quindi riproporre, e quali no, e quindi lasciar andare. Agiamo di “reazione”.

Possiamo fare anche il caso opposto. I miei non mi hanno dato nessuna regola e io, proprio perchè non ne ho ricevute, posso scegliere entrambe le strade: dove ho sentito una sensazione di vuoto forte, andrò ad essere meno lassivo, mentre dove non ho quella sensazione, sarò più lassivo, per la prima soluzione.

Se invece, volessi fare l’opposto, andrei ad essere molto repressivo dove io sono stato educato in maniera lassiva, mentre sarò meno repressivo in quelle aree dove un minimo di regole l’ho ricevute.

In tutti i casi che qui ti ho elencato (ci sono possibilità infinite ed affrontarli tutti in un articolo è impossibile) il comune denominatore è il controllo. Controllo applicato da genitore a figlio e replicato da figlio a nipote. Dov’è quindi il sistema dei premi?

Se io creo delle regole e tu non le rispetti sei un figlio ribelle, uno che mi da problemi, uno che io devo reprimere. Qual è la “miglior” forma di repressione? Eliminare l’Amore.

Io genitore mi sono fatto delle aspettative, su come deve essere mio figlio. Se queste aspettative vengono deluse, maggiore è la delusione, maggiore sarà la repressione e quindi minore sarà l’Amore.

Se invece tu fai il bravo bambino, segui le mie regole, non ti ribelli mai, cioè fattivamente ti “appiccichi” al mio sistema, quindi elimini la tua individualità, allora io ti amo e ti concedo l’Amore.

È sicuramente mooolto più complesso di così, ma sto cercando di semplificare il discorso per renderlo comprensibile e fruibile a chiunque.

Ovviamente questo non è Amore.

Se io nell’equazione che ti ho esposto all’inizio, al posto della Libertà, avessi messo l’Amore, sarebbe stata la stessa cosa. Infatti possiamo tranquillamente farla diventare così:

A=1/C.

Se ci rifletti, il concetto di Libertà fa parte dell’Amore e senza Libertà non c’è Amore. Cioè tra loro c’è una proporzionalità diretta.

Mai sentito dire “L’Amore rende Liberi”? Se tu Ami, ti senti Gioia, che, come ti ho già detto, è l’andare armonico dell’Anima con le cose. Quindi ti senti pieno di energie, di voglia di fare, illimitato, nel senso che pieno di possibilità. Sei luce (Yang).

Se invece tu eviti di amare, hai poche energie, ti chiudi in te stesso, giudichi tutto e tutti, ti rintani nel tuo angolo. Sei ombra o buio (Yin).

I profeti, di tutte le religioni possibili, sono quelli che andavano a predicare in giro, cioè erano luce. Gesù è stato l’emblema di questo. Era amore puro e andava a diffonderlo.

Pensa, invece, ai tiranni. Erano quelli che costruivano alti castelli, con fossati, in posti inacessibili, con eserciti pronti a conquistare, a vivere a spese del popolo, a sovrastare gli avversari, a fare sotterfugi, a uccidere. In questo c’è zero Amore.

Quindi…quanto controllo è stato esercitato su di te? Quanto Amore hai ricevuto? Tua responsabilità è andare a osservare questo, per poter essere in grado di Amare davvero (te stesso e chiunque altro!)

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