Il passato 2° zavorra

Il passato – 2° zavorra

Ohhh finalmente ci siamo libertati delle paure! Devi sapere che la Paura è la prima delle 8 zavorre che, come esseri umani, ci portiamo sempre appresso, ovviamente se non si è fatto un percorso di consapevolezza. Dopo queste settimane di lavoro sulla paura, non ti senti più leggero/a?

Andiamo oggi ad affrontare la seconda zavorra: il passato.

Come sempre andiamo a comprendere il significato della parola: dal lat. passus come participio di pandere, cioè aprire, con il senso di fendere, forare, attraversare.

Quindi “Passato” significa letteralemente qualcosa che si attraversa.

Quand’è che il passato diventa un problema?

Quando non l’hai attraversato! Sembra un gioco di parole, ma non lo è affatto.

Riflettici.

Affinché diventi “passato” tu lo devi necessariamente aver superato, è nel significato intrinseco della parola, altrimenti resta, per l’appunto, una zavorra. Perché il tempo presente dovrebbe essere esente da pesi. Come dice il Maestro Oogway: “Ieri è storia. Domani è un mistero ma oggi è un dono, per questo si chiama presente”.

Questa frase rende perfettamente l’idea di come vivere al meglio la propria vita. E il passato è storia! Eppure continuiamo giornalmente a riproporlo.

Dici di no?

Ogni ferita di cui non ti sei preso/a cura è il passato che si ripropone nel presente.

Pensa a quante ferite, che hai subito nel passato, quindi che dovresti aver “attraversato”, anche piccole e lievi, hai lasciato lì. Comportamenti ricevuti che hanno procurato rabbia, frustrazione, angoscia, delusione, paura, vendetta, risentimento… e potremmo continuare a lungo!

Tutte queste emozioni e sensazioni che hai provato in passato, hanno creato in te una specie di “tasto interno”. Questo tasto va, ogni volta che subisci quel particolare comportamento, ad attivare la reazione che tu hai generato nel momento in cui il primo fatto è avvenuto, cioè la prima volta che ti è stata fatta una qualsiasi cosa. Quindi se hai subìto qualcosa che ti ha fatto del male, durante la tua fase, diciamo, più adulta, allora un minimo di consapevolezza nella tua reazione, c’è stata (quanto minima, ovviamente dipende da te!).

Mentre tutte quelle che tu hai subìto durante l’infanzia, la fanciullezza e l’adolescenza? Quanta consapevolezza c’era in te? Quante ne sono capitate che non ricorderai mai?

Se la tua vita è apparentemente filata liscia, ovviamente il carico sarà abbastanza leggero e quindi sopporterai bene quella zavorra, tanto che crederai di non averla (ma ci saranno sicuramente tantissimi piccoli episodi che andranno a formarla).

Se, invece, hai subito traumi, che non hai mai affrontato o affrontati solo parzialmente, allora il carico si farà sempre più pesante, tanto da piegarti su te stesso, per tutto il peso che porti.

(Voglio fare una piccola digressione su questa cosa. Nella frase precedente intendevo dire, che oltre al peso che porterai mentalmente, ci sarà anche quello fisico. Il ripiegarsi su stessi, così come tutti i dolori alla schiena, ernie del disco e protrusioni discali, sono proprio lo specchio di zavorre che una persona si porta dietro. Ok?

Nella società moderna c’è una costante pratica del fitness. Questa cosa, ti posso assicurare, che oltre ai benefici che indubbiamente genera nel corpo, va purtroppo a mistificare proprio il portarsi pesi. Se tu sei “felice”, cammini a testa alta, sorridente, ti senti leggero. Se sei “triste” a testa bassa, guardi in basso, chiusura delle spalle, ti senti pesante ecc. Se invece il tuo corpo è ben scolpito e muscoloso, sicuramente il tuo corpo non mostrerà segni di alcun tipo, giusto? Ma internamente quei segni ci sono, perché non basta fare attività fisica per mandarli via. La medicina classica cinese dice che, se tu non vai a risolvere un conflitto, il corpo cercherà di incapsularlo sulle giunture, a seconda del meridiano a cui fa riferimento (cavigie, ginocchia, gomiti). Ci riesce bene, se è un qualcosa di leggero e non ripetuto. Ma se dovessi subire la stessa cosa tutti i giorni e/o per un tempo prolungato, quell’incapsulamento non funzionerà più e, quindi, c’è tutta una scala di livelli, che maggiore sarà la gravità e la ripetizione, maggiore sarà il danno che oltre un certo punto diventerà irreparabile, tipo tumori, infarti, malattie degenerative, ecc.

NB. Non sto dicendo che solo così vengono questo tipo di malattie, ma una percentuale delle persone alle quali viene diagnosticata una di queste, sicuramente ha quest’origine. Quindi oltre a fare attività fisica, che fa benissimo, prenditi cura dei tuoi traumi!)

Proprio per questo ho identificato, nel passato che non è stato lasciato andare, una zavorra. Risulta esserlo nei fatti!

Ti faccio qualche esempio.

Il mio primo “amore”, avevo 16 anni, mi lasciò dicendomi “Sei troppo dolce per me”. In quel momento, una frase del genere, mi lasciò un trauma molto profondo. Come poteva essere un problema il fatto che io fossi un ragazzo “dolce”?

Gli elementi per comprendere, in realtà già li avevo. I genitori di quella ragazza erano separati. La madre lasciò il padre, perché lei non lo amava (e probabilmente non l’aveva mai fatto), dicendogli che fosse una femminuccia, uno smielato, cioè cercando di sminuirlo per evitare di affrontare la realtà. Lei ne soffrì di questo, visto che aveva 8 anni all’epoca dei fatti, e quella traccia rimase in lei. Quindi a 17 anni, totalmente inconsapevole, usò quelle parole. Oggi so tutto questo perché sono andato a ricordare tutte le informazioni che avevo e ho riaffrontato, analizzato, compreso e lasciato andare (nel passato). Ma, per diversi anni me lo sono portato appresso come una zavorra, tanto che non riuscivo più a lasciarmi andare, all’interno di una relazione di coppia, per paura che riaprire il mio cuore a qualcuno mi avrebbe riesposto a quella sofferenza.

Un altro esempio, sempre della mia vita, fu che, dopo il liceo, causa aspettative dei miei io fui “quasi costretto” ad andare all’università. Scelsi economia, dicendo che mi sembrava la meno peggio, quindi già le premesse non erano buone. Il primo anno nessun esame. Il primo semestre del secondo anno ne feci 2. Al secondo, al mio ritorno a casa, mio padre mi disse: “Hai preso solo 23?”. Io da quel momento e per i successivi 7 anni non riuscii più a presentarmi ad un esame; pensa che ne preparai 14 (il triennio di economia all’epoca erano 21 esami), quindi, insieme ai due che avevo già dato, praticamente mi sarei laureato. Ma quella zavorra fu difficile da togliere, tant’è che solo dopo aver cambiato facoltà (per mia fortuna) e grazie ad un lavoro su me stesso mi sono riuscito a laureare, anche con un bel voto.

Questi sono due esempi abbastanza eclatanti, non trovi? Cioè, non ci vuole la “lente d’ingrandimento” per poterli vedere; in più sono avvenuti che ero già abbastanza grande. Eppure hanno avuto una rilevanza notevole su di me e sul mio comportamento.

Pensa a tutte quelle piccole sfumature che mi sono capitate prima, che di primo acchito uno non si ricorda. Cosa ne ho fatto? Sono andato a cercarle consapevolmente, osservando il presente, che, a mio parere, è un dono proprio perché ti riesce a “donare” la consapevolezza.

Per aiutarti ad ottenerla, ho voluto dedicare tutta una fase del Life Helping, che è la terza, quella centrale. Fornirti un metodo semplice e pratico per lasciar andare il passato, metodo che ho utilizzato io per primo per lasciare andare gli esempi di cui sopra e andare a scovare tutte quelle “sfumature” che avrei potuto tralasciare.

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