La fortuna 3° zavorra

La fortuna – 3° zavorra

La scorsa settimana ti ho introdotto la seconda zavorra dell’essere umano, il passato.

La terza è un concetto che nessuno mai potrebbe pensare come una zavorra: la fortuna.

Ma che cos’è la fortuna e perché è una zavorra? Innanzitutto, come sempre, andiamo a vedere l’etimologia e il significato del termine: dal lat. fortem – sorte, che deriva dalla stessa radice di fèrre portare, produrre: vale a dire ciò che porta il caso, e il suffisso una che sembra una contrazione del suffisso principale. Essere immaginario, al quale, come a causa ignota, si attribuiscono dal volgo gli effetti e gli avvenimenti improvvisi, inaspettati, contrari ancora all’aspettazione, e senza manifesta e cognita causa; stato, condizione, ricchezza.

“Ciò che porta il caso” oppure “Essere immaginario al quale […] si attribuiscono effetti […] contrari all’aspettazione”, cioè contrari all’aspettativa. Oppure la ricchezza, ma questa ci interessa poco.

Quindi per i latini, ciò che portava il caso, era una fortuna.

Mentre col tempo è diventata una deresponsabilizzazione dell’essere umano, che quando ha un’aspettativa delusa dice: “sono stato sfortunato” oppure quando c’è un evento inaspettato che porta godimento dice “sono stato fortunato”.

Si dice che tutto quello che capiti nella vita ha un scopo, che sul momento non puoi comprendere (a meno che la tua consapevolezza e la tua osservazione non siano davvero molto sviluppate), ma con l’andare del tempo, si comprende. È vero. La vita e gli eventi sono come quel disegno della settimana enigmistica in cui devi unire i puntini, che non sono mai lineari, ma messi alla rinfusa!

Voglio raccontarti quest’aneddoto per farti meglio comprendere.

Avevo 20 anni, dovevo andare alla posta per prelevare dei soldi dal mio libretto postale. La sera prima ero uscito con il mio gruppetto di amici dell’epoca, che mi fecero lo scherzo di togliermi dal portafogli la carta d’identità (cosa mai fatta prima perché non eravamo abituati a farci scherzi di questo tipo tra di noi e ci conoscevamo da 3 anni). Nel frattempo un altro mio amico mi disse: vieni da me che c’è una ragazza che ti voglio presentare. Io ero appena uscito da una storia di 2 anni e 9 mesi che era stata pesante, e tutto volevo tranne che conoscere altre ragazze. Poi sarei dovuto andare all’università, dopo la posta. Invece, dopo aver fatto quasi un’ora di fila alla posta, mi ritrovo davanti alla cassiera e quando mi chiede la carta d’identità, scopro di non averla. Quindi abbandono il prelievo e mi metto a pensare a che fine potesse aver fatto la mia carta d’identità. Figurati io non mi sono mai perso nulla in vita mia, ne chiavi ne niente. Scrivo ai miei amici e scopro che me l’avevano presa loro. La fila prima e la ricerca dopo, mi fece perdere circa un paio d’ore e si era fatto tardi per andare a lezione. Così, invece di andare a casa, istintivamente andai a casa di questo mio amico, ti ripeto non perché volessi conoscere la ragazza, ma non mi andava proprio di tornare a casa. Lì conobbi quella ragazza, della quale mi innamorai, ci mettemmo insieme e fu la causa del mio iniziare la ricerca di me stesso, che oggi è il mio lavoro, il Life Helping. Quindi ciò di cui ti parlo, tutta la mia conoscenza, la mia esperienza, il mio lavoro, ebbe inizio da quello scherzo. Se non ci fosse stato, chissà, magari a quest’ora sarei laureato in economia e, probabilmente, infelice!

Perché ti ho detto questo? Perché la fortuna e la sfortuna fanno parte della dualità, cioè del punto di vista. Andiamo ad analizzarla.

Quando l’ho conosciuta, ho visto questa bellissima ragazza e me ne sono innamorato; avrei potuto pensare “che fortuna”!

Quando 3 anni dopo circa l’ho lasciata perché scoprii che era una borderline e stavo al mio baratro personale (se vuoi saperne di più, anche su come l’ho affrontato, ti consiglio di leggere il mio libro “…come pecore in mezzo ai lupi..”), avrei potuto pensare “che sfortuna”; qualche anno dopo avrei potuto pensare “che fortuna” perché mi aveva dato una strada da seguire, a maggior ragione oggi che faccio questo lavoro.

Se io mi fossi deresponsabilizzato (e ti assicuro che non ho mai attribuito alla fortuna/sfortuna ciò che successe) non avrei mai compreso il vero significato di quegli eventi, apparentemente casuali, che invece sono stati precisamente messi lì, per me, dal fato affinché imparassi, comprendessi ed evolvessi.

(Qui ho bisogno di fare una digressione per spiegarti dei concetti importantissimi: Il fato è quello che l’Universo vuole per te, il destino è ciò che tu compi. Se tu fai “Life Helping”, cioè segui la vita/l’istinto/l’intuito, allora avvicinerai il tuo destino al tuo fato e compirai la tua missione di vita. Se invece fai resistenza, aumenterà sempre di più la tua sofferenza, ti sentirai confuso e la tua vita ti sembrerà priva di significato proprio perché ti stai allontanando da quell’unione mistica che diventa la tua missione di vita!)

Il mio compito è stato rendermi conto che tutti gli eventi facevano parte di un progetto più grande, qualcosa che mi avrebbe portato a comprendere quale fosse la mia missione di vita e a responsabilizzarmi nel compierla ogni giorno.

Per fare questo ho dovuto affrontare la sofferenza, smettere di affidare alla fortuna/sfortuna le mie sorti e responsabilizzarmi.

Questo si può esservare anche in altri eventi. Hai mai sentito di gente che ha vinto alla lotteria o al superenalotto o comunque somme importanti, e che hanno perso tutta la loro vita (tipo si lasciano con il partner, i figli iniziano a drogarsi, abbandonano amicizie, finiscono sul lastrico ecc.)?

Questo perché hanno affidato alla fortuna quell’evento, non erano centrati con loro stessi e invece di essere un punto di svolta verso la missione, è stato un punto di svolta verso il baratro. Ma quando hanno vinto, la prima cosa che sicuramente gli è venuto in mente è stato “Che fortuna!” e poco dopo “Che sfortuna!”. Generalmente vengono sempre insieme, perché è ciclico, essendo una dualità, cioè due facce della stessa medaglia.

Quindi affidare gli eventi che ci capitano e che viviamo a “quell’essere immaginario”, che è la fortuna/sfortuna, è il miglior modo per vivere infelicemente!

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