Per quanto riguarda il focus settimanale, quest’oggi parleremo della paura del successo. Teoricamente tutti dovremmo avere voglia di avere successo nella vita, no?
Per meglio comprenderci, ti riporto la definizione etimologica di successo: participio passato di succedere, cioè venire dopo, esito e di frequente buon esito.
Il successo quindi è la naturale conclusione di un evento, spesso felice conclusione.
Quindi perché le persone hanno paura del successo? Ma la domanda fondamentale è: tutti hanno paura del successo?
La risposta è: no, altrimenti non ci sarebbero persone che realizzano se stesse.
Quindi chi è realmente che ha paura del successo? Andiamo ad analizzarlo nel dettaglio.
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Coloro che hanno genitori distruttivi, insicuri, narcisisti, passivo-aggressivi, cattivi. Senza un percorso di consapevolezza successivo, che possa apportare i giusti correttivi, l’autostima di una persona si crea nei primi dieci anni di vita. Se in questo periodo, i genitori non hanno incoraggiato il bambino, non hanno dato feedback positivi, non l’hanno sostenuto o semplicemente lo hanno ignorato, è impossibile che abbia creato autostima. Potrebbe diventare a sua volta narcisista, cioè colui che crede di avere autostima, ma in realtà butta fumo negli occhi di chi ascolta. In una situazione del genere, avere paura del successo è quantomeno normale. Essendo stata instillata paura della conclusione, ogni persona che ha vissuto una situazione simile, sceglierà di non scegliere o prenderà decisioni sbagliate al fine di non realizzare mai qualcosa, per paura della delusione di ricevere il feedback negativo che ormai è in lui.
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I figli delle persone che hanno successo, ma che sono inconsapevoli. Raggiungere il successo, significa lavorare sodo, sacrificarsi, sudare, piangere, insuccessi, frustrazione, nervosismi, incertezza. Sono queste caratteristiche, ciò che porta una persona qualsiasi ad avere successo, perché per ogni cosa c’è stata una lezione che si è imparato e questo ti porta a correggere il tiro (quello che sta avvenendo a Life Helping World, per capirci). Se tu cresci solo con il risultato, senza che hai quanto meno potuto vedere il lavoro che c’è dietro, darai per scontato il successo e penserai che sia facile. Quindi ai primi approcci nei confronti del lavoro si manifesterà tutta l’incapacità della persona (a meno che questa non scelga una strada diversa da quella del genitore) e questo porterà a smettere di lavorare, a vivere sulle spalle e nel momento in cui ci sarà l’eredità, il dissipamento di questa. Solo se il genitore, ha fatto mantenere i piedi per terra al figlio, facendogli “sudare” quello che la famiglia ha (a tutti i livelli), allora si può pensare di scongiurare questa possibilità.
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Coloro che hanno talento. Il talento era una moneta dell’antica grecia, che al cambio di oggi varrebbe circa 2 euro e 20 centesimi; era la moneta più pregiata, quindi si intendeva qualcosa di valore. Oggi che è scomparsa la moneta è restato il suo nome a significare, per metafora, le doti migliori dell’intelletto o della persona. Rispetto al talento ci sono più possibilità da analizzare. Quando si scopre precocemente un talento, per esempio in età infantile, spesso i genitori tendono a voler fare di quel bambino un “campione”. Si carica, quindi, di aspettative e si passa dal possibile divertimento, che una qualsiasi cosa può generare, al farlo diventare un lavoro. Se si è creata troppa pressione, il talentuoso diverrà il peggior nemico di se stesso, fino a cadere nell’oblio o ad autosabotarsi per evitare di esprimere appieno il suo talento. Ma c’è un’altra visione del talento. Chi lo riceve come un dono, può capitare che non sente di meritarlo (generalmente è frutto dell’approccio che ne hanno i genitori) e questo porta a volerlo dissipare, quindi a non voler lavorare bene per realizzarlo, per sfruttarlo. Oppure ci si oppone al destino e si sceglie altro rispetto a quello che potrebbe essere il proprio futuro.
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Coloro che hanno (quasi) sempre perso. Spesso la vita, per farci realizzare ci fa fare un giro enorme, costellato di molta sofferenza, per farci comprendere realmente chi siamo e quale sia la nostra missione di vita (il vero successo). Maggiore è la sofferenza, tanto di più saranno state le cose da imparare per realizzarsi davvero e più alto sarà lo scopo da realizzare. Se ci sono stati pochi successi o addirittura nessuno, la persona può tendere scoraggiarsi e a investire sempre meno di se stessa, con il risultato di ottenere esattemente quello che si “aspetta”: un fallimento.
In una ricerca è stato chiesto, a tutte le persone che hanno avuto successo nella vita, a prescindere dal campo in cui l’hanno ottenuto, quali fossero le caratteristiche che ne fossero alla base.
La prima risposta comune a tutti gli intervistati è stata la Famiglia. Aver avuto genitori che li abbiano supportati, ma lasciati liberi e dato amore è stata una condizione fondamentale per tutti.
La seconda risposta comune a tutti gli intervistati è stata una triade di caratteristiche: la disciplina, il sacrificio e il lavoro.
È impossibile ottenere successo senza queste tre caratteristiche fondamentali. Il successo è un percorso, non è una meta.
La terza risposta comune a tutti gli intervistati è stato l’obiettivo. Avere chiaro in testa l’obiettivo che si vuole raggiungere o meglio ancora comprendere quale sia la propria missione di vita, non ti fa perdere la bussola nei momenti di sconforto e disperazione, in cui si vorrebbe mandare tutto all’aria.
La quarta e ultima risposta comune a tutti è stata il divertimento. Per fare una qualsiasi cosa per tutta la vita o anche solo per una parte considerevole di essa, ti deve necessariamente piacere, anzi è proprio fondamentale provare piacere nel farla, altrimenti sarà impossibile ottenere il successo.
Quindi vuoi avere successo? Conosci te stesso, trova la tua missione di vita, divertiti in ciò che fai, e impegnati e sacrificati ogni giorno.
Semplice, no? ^_^