La paura della morte o della vita

La paura della morte (o della vita)

Questa settimana riprenderò a parlare delle paure. Sto cercando di affrontare tutte quelle che fanno parte dell’auto-sabotaggio che non ti permettono di vivere la tua vita appieno e oggi tratterò la paura della morte.

Questa paura è la più latente di tutte. In che senso? Nel senso che tutti hanno paura della morte, ma nessuno se ne rende realmente conto. Vi siete mai chiesti perché solo coloro che hanno visto la morte in faccia (in qualsivoglia modo), sono coloro che vivono a pieno la loro vita?

Gli esseri umani “vivono” come se si potesse vivere un tempo infinito, ma quando poi si tratta davvero di vivere, allora tutti hanno paura. Di fare una scelta, di compiere una passo, di esprimere i propri sentimenti, di abbandonare tutto e partire. Ci sono miriadi di cose che vengono evitate di fare per paura. Infatti, la paura della morte in realtà è la paura di vivere. In un ospedale geriatrico, un’infermiera fece un’indagine interna chiedendo a tutti i malati terminali se provassero paura di morire. Tutti risposero che quello che gli faceva davvero paura era il rimpianto di non aver fatto qualcosa, di non aver amato abbastanza, di non aver viaggiato abbastanza, ecc… insomma di non aver vissuto abbastanza.

 

Quante persone vivono ogni istante della loro vita come se fosse davvero l’ultimo? Pochissime.

 

Siamo in un periodo in cui giornalmente muiono tantissime persone, in Italia e nel mondo. Renditi conto di quanto oggi sia facile morire: basterebbe aver parlato con una persona che conosci, se questa persona è entrata in contatto con il ceppo più potente del Covid 19, ti ammali e se non muori, comunque puoi riportare gravissimi danni all’organismo e la vita che facevi prima non puoi più farla. Tutto questo perché hai parlato con qualcuno. Oppure, un incidente stradale, un vaso che ti casca in testa mentre passeggi, un fulmine, o qualsiasi altra cosa. I modi per morire sono milioni, senza parlare delle malattie degenerative. Quindi la risultante di questo ragionamento, dovrebbe essere: “io posso morire da un momento all’altro; perché perdo tanto tempo nella mia vita?” Vuoi sapere a cosa mi riferisco? Quante ore passi su Facebook, su Instagram, a giocare a giochi che ti imbabolano, a vedere programmi televisi in cui si litiga o non c’è alcun tipo di accrescimento, a fare cose che non ti piacciono, a frequentare persone che ti fanno del male, ecc.? Questo è il tempo che tu può scegliere come impiegare, perché c’è un tempo che ahimè perdi obbligatoriamente e un filmato (questo il link https://www.youtube.com/watch?v=mlq3s4ub1-Y&feature=emb_logo ) ci spiega quante ore perdiamo.

Queste sono le perdite di tempo che mi hanno colpito di più:

  1. 18 mesi in coda

  2. 15 mesi a cercare oggetti

  3. 6 mesi a guardare pubblicità

  4. 6 settimane aspettando il semaforo verde

  5. 51 giorni scegliendo i vestiti

Ovviamente ce ne sono tantissime altre, ma questo breve elenco ti permette di comprendere quanto tempo nella vita si perde nel fare cose inutili.

Voglio raccontarti la mia esperienza. Devi sapere che, su questo fronte, la mia percezione della vita è cambiata nel 2013. Una notte ebbi una specie di blocco digestivo: nella mia camera facevano 21 gradi e io tremavo di freddo nel mio letto sotto a quattro coperte, avevo la sensazione di morire, non riuscivo a stare sdraiato. Dopo circa un’ora di questa situazione ho trovato la forza di alzarmi e andare in cucina per farmi una camomilla calda. Quella notte non chiusi occhio.

 

È stata l’unica volta nella mia vita in cui ho avuto davvero paura.

 

La settimana successiva mangiai solo una fetta biscottata al giorno e nel mese e mezzo successivo persi qualcosa come 16 kg. Quando mi ripresi da questa situazione andai a fare una marea di controlli, tra cui una gastroscopia e una colonscopia. Tutto il mio apparato digerente fu messo al setaccio. L’unica cosa che fu trovata, per fortuna, è l’esofago di Barrett (il normale tessuto che riveste questo condotto muscolare, situato tra la faringe e la bocca dello stomaco, viene sostituito con un epitelio (mucosa) simile a quello che tappezza internamente le pareti dello stomaco o del duodeno (tratto iniziale dell’intestino tenue). In pratica diventa ricettivo e sul lungo termine può generare un tumore. È stata la seconda volta che ho avuto paura, perché per la seconda volta, nel giro di due mesi, ho avuto la reale percezione che potevo morire: una sul breve termine e l’altra sul lungo termine.

In quel periodo il mio comportamento è cambiato, perché la domanda che mi sono fatto è: cosa avrei realmente rimpianto? Tutto il tempo che ho perso nella mia vita, facendo cose che non mi piacevano, frequentando persone che non mi piacevano in nome di “un’amicizia”, evitando di accrescere il mio essere o solo spendendo del tempo arrabbiato.

 

Pochi mesi dopo quell’episodio successe un’altra cosa che mi ha dato una spinta alla vita pazzesca.

 

Ho fatto un corso sulla gestione dell’emozioni; il corso in se non aggiunse nulla a quelle che erano le mie conoscenze, ma alla fine dei tre giorni si doveva camminare sui carboni ardenti. Avevo paura di bruciarmi, del dolore che mi avrebbe provocato il camminare su legno appuntito e tante altre cose. In più, al telefono, i miei genitori e i miei zii mi caricarono ancora di più della loro paura su quello che stavo per fare. Sapevo però, che se non avessi vissuto quell’esperienza, me ne sarei pentito per tutta la vita. Così, dopo tutto il rito di creazione di quei carboni, mi misi in fila per poter espletare quell’esperienza. Il rito finale consisteva nell’urlare all’Universo, prima di camminare, una specie di mantra. Io scelsi di urlare “io sono coraggio!” e affrontai la passeggiata. Ovviamente non mi bruciai, ma fu davvero catartico. Anzi poco dopo mi accorsi che un piccolo pezzetto di carbone si era attaccato al mio piede, ma né mi bruciò, né lasciò segni su di me. Chiesi a colei che faceva il corso se sapesse che significato potesse avere. Lei mi rispose: “oggi una parte di te è morta, l’hai bruciata”. Infatti, era morta la paura. Da quel momento in poi affrontai davvero la vita con coraggio (io che avevo sempre creduto di essere una persona paurosa), il coraggio di vivere, il coraggio di affrontare ogni giornata come se fosse l’ultima e di godere di ogni cosa che la vita può offrire. Tutti questi episodi hanno contribuito a creare in me l’assenza di paura della morte (o della vita), ma solo la voglia di vivere attimo per attimo.

L’unica certezza che abbiamo nella nostra vita è che un giorno moriremo. Quello che fa la differenza è come abbiamo speso il nostro tempo fino a quel momento.

“Studia come se dovessi vivere per sempre; vivi come se dovessi morire domani.”

Maria Mitchell.

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