La procrastinazione

La procrastinazione

Ohhh, inalmente ci siamo liberati delle annose 8 zavorre! Voglio far indirizzare, la tua attenzione, su una cosa che fanno spesso molte persone e sono sicuro avrai fatto anche tu diverse volte: procrastinare.

Il significato etimologico, in questo caso è identico all’uso corrente: dal lat. pro avanti e crastinus aggettivo di cras domani: rimandare al domani, differire.

Quindi rimandare a domani.

Perché una persona procrastina? La risposta più ovvia sembrerebbe: perché è tediata dal fare una cosa.

Sì, sicuramente c’è anche una componente di noia, ma non è solo questo.

Le motivazioni sono molteplici:

La prima potrebbe essere: prova una sensazione sgradevole nel fare una cosa.

Significa che la percepisce contraria al proprio Essere. Questo avviene, quando è costretta a fare qualcosa che va contro i suoi principi, valori o credenze. Facciamo un esempio: Se io sono un datore di lavoro e devo licenziare qualcuno, non perché abbia fatto qualcosa di grave, ma per motivi di budget o riduzione del personale, mi rendo conto che quella persona può aver famiglia, un mutuo, dei pagamenti che dipendono dal percepimento dello stipendio, sicuramente sarò riluttante a farlo e potrei procrastinare.

Una seconda motivazione potrebbe essere: trovare più piacevole ciò che si sta facendo rispetto a quello che bisognerebbe fare. È normale che si potrebbe preferire fare un’attività piacevole piuttosto che un dovere. O anche ci sono momenti in cui non si ha voglia di fare nulla, si passa la giornata magari al cellulare sui social, pur sapendo di avere un’incombenza da sbrigare. Non è necessariamente piacevole, ma sicuramente più piacevole dell’altra.

Una terza motivazione potrebbe essere: aver paura di quella cosa.

Per esempio, le persone che si fanno la dichiarazione dei redditi da soli, tendono a procrastinarla fino all’ultimo secondo, perché hanno paura di ricevere una notizia: pagare più di quanto si ha in banca o di quanto ci si possa permettere. Oppure si rimanda un esame diagnostico, per paura del risultato che potrebbe dare.

Un’altra motivazione che conduce alla procrastinazione, potrebbe essere che l’inizio di un progetto, di un’impresa o di una qualsiasi cosa richieda più sforzo di quello che la persona ha la voglia o la possibilità di poter disporre. Per esempio tornare in palestra dopo tanto tempo di inattività, richiede parecchio sforzo per iniziare (soprattutto per uscire dall’abitudine di inattività) e, successivamente, sicuri dolori dovuti all’acido lattico che si accumula nel corpo.

Un altro possibile caso di procrastinazione, è l’eccessiva incertezza del risultato. Se io devo fare una cosa, di cui non ho la benché minima idea del risultato che posso avere o so che le probabilità di riuscita sono poche, è altamente probabile che quella persona tenderà a procrastinare l’inizio.

Un ultimo caso di procrastinazione è cambiare lo status quo delle cose. Per esempio: vivo una relazione che ormai da anni è statica e rende infelice sia me che la mia compagna. Ho due possibilità: chiudere (con tutto quello che ne comporta) oppure mettere in discussione tutto e vedere come modificarla, migliorarla, cambiarla. Invece tendo a procrastinare entrambe le possibilità, perché cambiare richiede coraggio.

Quello che in realtà è alla base di tutti i vari tipi di procrastinazione che abbiamo visto finora, è l’insicurezza. Insicurezza di come andrà, del fatto che non mi sento in grado di affrontare qualcosa o che mi richieda uno sforzo enorme e non so se poi i risultati saranno corrispettivi allo sforzo.

Spesso quest’insicurezza, è anche accompagnata dalla paura. Ed ecco che una persona che ha un dubbio, se è insicura e paurosa, sarà il re (o la regina) della procrastinazione.

In più coloro che procrastinano, sono persone che generalmente non sono dei “vincitori”, cioè non sono persone che spesso ottengono i risultati che vorrebbero (le cause possono essere le più disparate e in un altro articolo le andremo ad analizzare).

In realtà ciò che fa la differenza tra il rimandare o l’affrontare, è la mentalità.

Quando io inizio a fare una cosa, che a priori considero difficile/noiosa/gravosa, spesso, si può notare, come nei fatti sia più semplice di quello che si pensava.

Questo avviene perché, la nostra mente, quando vuole evitare di fare qualcosa, tende ad ingigantire le cose proprio per scatenare reazioni di staticità. Di base il nostro cervello è abitudinario e farlo smuovere dall’abitudine è maledettamente difficile.

Vedere che è più facile aiuta a portarla a termine meglio di come ci si era aspettati, perché è come se ci si fosse liberati di un “peso”. Ma soprattutto portarla a termine darà una maggiore soddisfazione, perché si percepisce come un grande ostacolo superato. Questo fa attivare un circolo virtuoso e, nel nostro cervello, crea un precedente. La prossima volta che si vorrà iniziare qualcosa si avrà più voglia e meno timore, proprio grazie a questa prima volta.

Quindi il miglior rimedio per evitare la procrastinazione è proprio affrontare la cosa a viso aperta. Migliora l’autostima, la consapevolezza, e nel caso in cui dovesse andar male, aiuta ad affrontare questo “male” il prima possibile, per risolverlo.

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