Innanzitutto buon 2021!
Ringraziamo il 2020 che è stato un anno di “distruzione”, per ciò che ha portato, ciò che ci ha tolto e ciò che ci ha insegnato, affinché il futuro possa essere diverso.
Bistrattarlo è da persone inconsapevoli! Visto che ci stiamo approcciando ad un percorso di consapevolezza, è necessario imparare a osservare gli eventi, le cose, le persone, persino gli “anni” in maniera diversa!
Voglio iniziare questo sfolgorante 2021, con la settima zavvora. A mio modesto parere, il 2020, è stato proprio caratterizzato da questa zavorra: l’ignoranza. Che non è solo ignoranza in sé, ma anche saccenza.
Ignoranza, significa ignorare, cioè non sapere. Saccenza viene da sapere. Avrebbero entrambi un’accezione positiva, ma vengono usate per coloro che credono di sapere e non sanno.
Questi due “mali”, che in realtà sono fondamentalmente “fratelli”, ed è per questo che li sto trattando insieme, sono sempre esistiti, non è che siano usciti allo scoperto oggi o in quest’epoca.
Quest’epoca, attraverso l’utilizzo dei social media, ha solo fatto comprendere la reale proporzione del fenomeno, che è oggettivamente dilagante.
L’esempio più divertente (da un lato) ma anche più raccapricciante (dall’altro) è stato di quella signora che ha spiegato sulla pagina facebook di un chirurgo che opera da 25 anni, perché a lei mancasse l’ossigeno con la mascherina chirurgica e quindi fosse sbagliato utilizzarla. Io non credo molto nella medicina occidentale, che è definita “allopatica” (La terapia basata su rimedi che hanno azione contraria rispetto alle cause della malattia); credo molto di più nella Medicina Classica Cinese (da non confondere con la Tradizionale).. ma questo è un mio pensiero.
Suppongo però, che nel 2020, un medico allopatico, sappia perfettamente se una mascherina chirurgica faccia male o meno, non credi?
Questo esempio fa ben comprendere cosa significhino ignoranza e saccenza e perché devono essere trattati insieme.
L’ignoranza, come ho detto, di per sé non è sbagliata. Anzi, ignorare è la base per poter conoscere. Se fosse accompagnata dalla curiosità, l’ignoranza è la cosa migliore della vita. Addirittura Socrate stesso disse “Io so di non sapere”, cioè l’ammissione della propria ignoranza, ed era proprio questo che lo rendeva il più sapiente di tutti, secondo l’oracolo di Delfi.
Siamo tutti ignoranti, perché di tutto lo scibile umano, se studiassimo tutti i giorni di tutta la nostra vita, riusciremmo a conoscerne una minimissima percentuale.
Non solo.
Anche una persona che fa un lavoro da venti, trenta, ma anche quarant’anni, può imparare, può migliorare e può farlo cioè, solo rendendosi conto di “essere ignorante”, mettere in discussione la propria conoscenza e aprire la propria mente alla possibilità.
La cosa fondamentale quindi è mettere sempre in dubbio se stessi, la propria conoscenza, il proprio operato, senza però scadere nella mancanza di sicurezza in sé stessi. Ed è a questo punto che entra in gioco la saccenza.
La persona insicura, quindi il saccente, sarà quella che andrà a sbandierare ai quattro venti quello che sa (o crede di sapere) non mettendo in dubbio ciò che pensa, quindi non sfruttando “l’ignoranza”. Attuerà questo comportamento per due motivazioni fondamentali: la prima è la pigrizia. Infatti, le persone più pigre intellettualmente, sono anche le più ignoranti perché sono quelle che non andranno mai ad approfondire una qualsiasi cosa; per pigrizia inoltre, prenderanno per buono ciò che sentono da una fonte che loro ritengono affidabile, riproponendolo in giro come se fosse una loro idea o concetto, senza però averla messa in discussione o approfondita.
Il secondo motivo è in parte collegato alla pigrizia, e in parte ha la sua radice nella famiglia. Infatti se nella fase di crescita, invece di sviluppare autostima, la famiglia ha criticato aspramente le cose che il bambino diceva, allora, per reazione a questa sofferenza non elaborata, la persona andrà ad esprimere saccenza, cadendo a maggior ragione, nel meccanismo di essere criticato/a.
Nella società moderna possiamo osservare entrambi questi comportamenti, che hanno ulteriormente una radice comune: il giudizio. Cioè l’espressione di una sentenza come se, in una qualche maniera, chi esprime il giudizio sia il portatore della verità suprema.
Affinché si possa fare un percorso di crescita (a maggior ragione di consapevolezza), abbandonare la saccenza e lo sfoggio dell’ignoranza è obbligatorio, così come è obbligatorio abbandonare il giudizio. Questo potrebbe essere un’ottimo proposito per il 2021!