OzioPigrizia

Ozio/Pigrizia

Dopo esserci occupati dell’abitudine alla procrastinazione, andremo ad analizzare un’accoppiata micidiale per il progresso di se stessi: ozio/pigrizia.

Come sempre andiamo a comprendere il significato etimologico dei due termini:

lat. otium contrario di negotium (che vuol dire occupazione) – il non operare, riposo dalle occupazioni, quiete del corpo ma non della mente; vale anche abito vizioso di non far nulla.

dal lat pigritia da piger – pigro. Lentezza nell’operare. (Pigrizia differisce da Pigrézza, la prima consistendo nel non volere, la seconda derivando da natura nel non potere).

 

Ovviamente in questa sede dell’Ozio trattiamo “l’abito vizioso”.

È interessante osservare come l’ozio, in origine nella parola Otium, fosse riposo del fisico, non della mente; cioè leggere o fare una qualche attività di mente non è “ozio”.

Vorrei farti notare anche come nell’etimologia di pigrizia c’è differenza tra pigrizia e pigrezza, mentre nel vocabolario normale non esiste questa differenza. A mio modesto parere la differenza esiste eccome! Ti è mai capitato di voler fare una cosa, ma in quel momento sei impossibilitato (per qualsivoglia motivo), e questo provoca talmente tanta frustrazione che non vuoi sostituire quella cosa con qualcos’altro? Ecco questa è la pigrezza di cui parla il vocabolario etimologico.

 

Un vecchio proverbio diceva: “L’Ozio è il padre di tutti i vizi”.

Perché si diceva questo? Perché quando stiamo senza fare nulla è più semplice abbandonarsi al vizio. Nel senso che la mente, fondamentalmente, meditazione a parte, è impossibilitata a stare ferma. O si concentra in qualche occupazione (teoricamente non importa cosa, ma meglio sarebbe se fosse accrescitiva, non credi?) oppure troverà il modo di tenersi occupata; ed è proprio questo “volersi tenere occupata” che porterà al vizio. Maggiore sarà il tempo che persisterà nel vizio, maggiore sarà la difficoltà a viverne senza e quindi a tornare su una strada di “rettitudine” e di Ben-Essere.

Perché questo? Si dice che per creare un’abitudine servano trenta giorni, anche se menti molto recettive ci riescono in ventuno. Come si crea un’abitudine? Quando facciamo qualcosa di nuovo, si crea una connessione neurale. Maggiore sarà la ripetizione di quel qualcosa, più grande e forte sarà la connessione neurale. Fatta per trenta giorni consecutivi, diventerà un’abitudine. Però si può fare anche in combinazioni temporali diverse: per esempio se tu facessi una cosa per sette giorni consecutivi, e poi successivamente la fai un giorno si e un giorno no, si crea comunque un’abitudine, ci vorrà solo più tempo. La “tragedia” (ovviamente per casi come questo in cui ci si autoprocura un danno) di questo meccanismo è: una volta creata l’abitudine, il cervello non se ne libererà MAI più, la connessione neurale è IMPOSSIBILE da rompere. Puoi acquietarla o spegnerla, ma basterà rifare quella cosa un’unica volta e magicamente sarà quasi come se non se ne fosse mai andata. C’è anche un detto: “È come andare in bicicletta”. Questo detto spiega esattamente, in forma empirica, il meccanismo che ti ho appena spiegato.

 

Ovviamente lo stesso discorso vale anche per la pigrizia, non solo per l’ozio. Una volta creata l’abitudine di essere indolenti, di fare le cose senza la giusta convinzione ed energia, abbiamo creato l’abitudine a fare qualcosa in questa maniera.

Altro sinonimo di pigrizia è ignavia, un comportamento che Dante condanna nella Divina Commedia, al punto tale che pone questa categoria di anime al di fuori di tutto, anche delle porte dell’Inferno. Infatti, appare evidente il disprezzo che prova per coloro che praticano la pigrizia: non li ritiene neanche degni di stare all’Inferno e lo stesso poeta fa pronunciare a Virgilio la famosa frase – Non ragioniam di lor, ma guarda e passa

 

Non solo.

 

La pigrizia fa parte dei 7 peccati capitali. Infatti, chi pratica l’accidia rifiuta la vita, vivendo nell’inerzia costante, che lo portano a non fare nulla. Una forma di accidia può anche essere vivere in modo meccanico, rifiutando l’evoluzione, il cambiamento. Chi vive di accidia desidera che tutto sia piatto, sempre uguale, neutro, senza gioia né dolore. Ovviamente chi ne soffre trascura anche le questioni spirituali e divine, e per questo l’accidia è un peccato esecrabile.

 

Quindi Ozio/Pigrizia sono l’accoppiata vincente sulla corsa che porta alla perdita di se stessi. E, ahimé, si vince sicuramente!

Ad oggi, la rappresentazione fattiva di quest’accoppiata, è l’utilizzo smodato dei social network, proprio perché sono fatti per creare abitudine (leggasi dipendenza). Maggiore sarà il tempo passato sui social, maggiori saranno sia la pigrizia che l’ozio che si sentiranno successivamente. La mente non riuscendo a focalizzarsi su un qualcosa per più di 5/10 secondi, sarà sovrastimolata e come protezione, chiuderà i battenti.

Fatto per tanti giorni consecutivi e ripetutamente, si andranno a creare sia l’ozio che la pigrizia, con tutte le conseguenze di cui ti ho parlato prima.

La domanda fondamentale, a questo punto, è: vuoi davvero che l’ozio e la pigrizia facciano parte della tua vita?

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